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giovedì 29 aprile 2010
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martedì 27 aprile 2010
lunedì 26 aprile 2010
questo
credo sia il disegno più bello che ho fatto, da non so quanto.
eppure qualcosa non va bene uguale.
e, soprattutto, non è stato del tutto intenzionale.
in compenso è ufficiale: la copia di milanoX col mio fumetto l'ho vista e toccata fisicamente, esiste. ancora per poco.
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venerdì 23 aprile 2010
intanto
pare che alla fine abbiano pubblicato sul cartaceo di milanoX la tavola di cui parlavo qualche giorno fa.
cercatela in giro!
dico pare perchè ancora non l'ho vista, ma me l'hanno detto.
(intanto in home page c'è un'altra tavola, già vista da queste parti).
cercatela in giro!
dico pare perchè ancora non l'ho vista, ma me l'hanno detto.
(intanto in home page c'è un'altra tavola, già vista da queste parti).
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martedì 20 aprile 2010
LISBOA - Day 2 - pt. 3: il Barrio
sabato sera la barrio da solo seduto sui gradini.
sì, autismo.
un caratteristico lampione del barrio.
un caratteristico scorcio del barrio.
un caratteristico estratto di gente del barrio.
sì, autismo.
sì, autismo.
un caratteristico lampione del barrio.
un caratteristico scorcio del barrio.
un caratteristico estratto di gente del barrio.
sì, autismo.
domenica 18 aprile 2010
intervallo (mai più)
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venerdì 16 aprile 2010
LISBOA - Day 2 - pt. 2 : un animo romantico
di ritorno dalla feira, mi fermo al miradouro santa lucia. schizzo veloce questo pezzo di fiume.
poi mi metto, sempre dallo stesso punto, a provare a copiare l'intrico collinare di palazzi affastellati l'uno sull'altro. era dalla scorsa estate che mi stava sul gozzo, dovevo farlo questo disegno.
questo è autismo, peraltro.
infine, in un momento in cui son senza quaderno ma non senza autismo, mentre mangio alla casa da india e aspetto che arrivi la bifana, mi metto a copiare su un tovagliolino quello che credevo fosse un cliente e invece scopersi poi essere il capo o comunque qualcosa del genere. l'altri 2 disegni che ho fatto lì li ho regalati al personale (che poteva almeno farmi uno sconto!). questo disegno lo metto perchè quando l'ha visto roger (portoghese vero) è scoppiato a ridere (roger) dicendo qualcosa che presumo traducibile all'incirca con "cazzo! questo è davvero un portoghese! ha la faccia da portoghese!". il che mi ha fatto molto felice.
martedì 13 aprile 2010
LISBOA - Day 2 - pt. 1: la Feira da Ladra
rileggendo i post precedenti, onestamente, mi sono annoiato.
dunque basta descrizioni diaristiche.
al limite, se preferivate prima, fatemelo sapere, ci penserò.
ad ogni buon conto, è sabato.
prima colazione in pastelaria (di questa non mi son segnato il nome)
viaggio sul celebre electrico 28, affollato e sferragliante, alla volta della feira da ladra (tipo fiera di sinigallia ma una trentina di volte più grande)
un'immagine della feira da ladra (non particolarmente significativa, seppur rappresentativa: ma lì ho trovato da sedermi).
dunque basta descrizioni diaristiche.
al limite, se preferivate prima, fatemelo sapere, ci penserò.
ad ogni buon conto, è sabato.
prima colazione in pastelaria (di questa non mi son segnato il nome)
viaggio sul celebre electrico 28, affollato e sferragliante, alla volta della feira da ladra (tipo fiera di sinigallia ma una trentina di volte più grande)
un'immagine della feira da ladra (non particolarmente significativa, seppur rappresentativa: ma lì ho trovato da sedermi).
sabato 10 aprile 2010
LISBOA - Day 1 - pt. 3: Lisbona, finalmente
sì, finora il resoconto del viaggio a lisbona è stato una (mezza)truffa, lo so.
e non credete che migliori col tempo.
tuttavia, quantomeno ora cominciano i disegni fatti in loco.
dunque, dicevo che incontro la cate fuori dall'aeroporto. non ci vediamo/sentiamo da mesi, quindi il viaggio in pullman è sostanzialmente un flusso di coscienza di aggiornamenti, interessamenti, ragguagli, come ci troviamo, cosa facciamo, cosa fanno, perchè, secondo te, secondo me, discorsi pieni, discorsi evitati.
a casa (bellissima! in fantastica zona, peraltro) conosco carla, la coinquilina, di cui non dirò che è simpaticissima né altro solo per non fare della piaggieria.
l'atmosfera è esattamente quella che mi aspettavo fosse quella che avrebbe potuto circondare la mia cara amica in erasmus: un sacco di chiamate, appuntamenti, cene stabilite, annullate, rimandate. ci ritroviamo con federica (giovane sarda che si diverte a maneggiare esplosivi di diverso potenziale) a fare una cenetta a tre in un vero ristorante tipico, dove il cameriere (che è anche il fratello tarato del gestore, che è il marito della cuoca), di nascosto, ci sconsiglia uno dei piatti sul menù. assaggio il miglior salmao della mia vita. purtroppo non ho il coraggio di disegnare né il posto, né gli avventori, né il terzetto familiare del ristorante. ma ci saprei tornare, quindi nulla è perduto.
qui la sorpresa: ti va di andare al chapitò? non ho la minima idea di cosa possa essere, quindi sì. è una figata. un posto dall'architettura improbabile, quasi labirintica, che si snoda e si articola in un gran numero di sale, chioschi, stanze, casette ognuna dedicata ad un qualche tipo di attività artistica/artigianale/sociale/ricreativa. ad esempio ci sono dei teatranti che impersonano personaggi assurdi in giro, che non escono dal personaggio manco a pagarli, come guardie reali britanniche, ma senza cappellone peloso.
probabilmente un tempo era una sorta di stazione di bagni turchi o qualcosa del genere (almeno considerando le diverse vasche vuote, una delle quali usata come palco dal gruppo di cui sotto, dai pertugi in stile mediorientale e dalle edicole con colonne incise all'islamica).
la sorpresa nella sorpresa è il fantastico concerto jazz che ci accoglie. giubilo. carla quasi si giustifica "di solito veniamo la domenica, c'è musica africana e gente tanto stipata da gonfiare le pareti". ringrazio il mondo che ha fatto sì che fosse venerdì.
al buio (come si può notare dalla resa non proprio ineccepibile) cerco di ritrarre il quartetto jazz (batteria-pianoforte-basso-clarinetto).
scopro con disappunto che siamo praticamente tutti italiani. le ragazzine intorno, altri avventori, addirittura il pianista del gruppo, che alla fine mi chiede l'indirizzo (vuole il disegno, almeno una scansione) per poi mai più scrivermi.
anche le ragazze che disegno, scopro poi essere italiane. la prima la faccio involontariamente molto brutta, così compenso rendendo la seconda più carina.
la mano pianofortica è per riempire la pagina (già è cominciato il raptus di autismo che mi fa pesare come un macigno ogni minuto in cui non traccio segni su un foglio).
vabbè. direi che per stasera non poteva andare meglio.
lisbona mi ha accolto superando ogni aspettativa.
chissà domani: il programma pare sia la feira da ladra.
e non credete che migliori col tempo.
tuttavia, quantomeno ora cominciano i disegni fatti in loco.
dunque, dicevo che incontro la cate fuori dall'aeroporto. non ci vediamo/sentiamo da mesi, quindi il viaggio in pullman è sostanzialmente un flusso di coscienza di aggiornamenti, interessamenti, ragguagli, come ci troviamo, cosa facciamo, cosa fanno, perchè, secondo te, secondo me, discorsi pieni, discorsi evitati.
a casa (bellissima! in fantastica zona, peraltro) conosco carla, la coinquilina, di cui non dirò che è simpaticissima né altro solo per non fare della piaggieria.
l'atmosfera è esattamente quella che mi aspettavo fosse quella che avrebbe potuto circondare la mia cara amica in erasmus: un sacco di chiamate, appuntamenti, cene stabilite, annullate, rimandate. ci ritroviamo con federica (giovane sarda che si diverte a maneggiare esplosivi di diverso potenziale) a fare una cenetta a tre in un vero ristorante tipico, dove il cameriere (che è anche il fratello tarato del gestore, che è il marito della cuoca), di nascosto, ci sconsiglia uno dei piatti sul menù. assaggio il miglior salmao della mia vita. purtroppo non ho il coraggio di disegnare né il posto, né gli avventori, né il terzetto familiare del ristorante. ma ci saprei tornare, quindi nulla è perduto.
qui la sorpresa: ti va di andare al chapitò? non ho la minima idea di cosa possa essere, quindi sì. è una figata. un posto dall'architettura improbabile, quasi labirintica, che si snoda e si articola in un gran numero di sale, chioschi, stanze, casette ognuna dedicata ad un qualche tipo di attività artistica/artigianale/sociale/ricreativa. ad esempio ci sono dei teatranti che impersonano personaggi assurdi in giro, che non escono dal personaggio manco a pagarli, come guardie reali britanniche, ma senza cappellone peloso.
probabilmente un tempo era una sorta di stazione di bagni turchi o qualcosa del genere (almeno considerando le diverse vasche vuote, una delle quali usata come palco dal gruppo di cui sotto, dai pertugi in stile mediorientale e dalle edicole con colonne incise all'islamica).
la sorpresa nella sorpresa è il fantastico concerto jazz che ci accoglie. giubilo. carla quasi si giustifica "di solito veniamo la domenica, c'è musica africana e gente tanto stipata da gonfiare le pareti". ringrazio il mondo che ha fatto sì che fosse venerdì.
al buio (come si può notare dalla resa non proprio ineccepibile) cerco di ritrarre il quartetto jazz (batteria-pianoforte-basso-clarinetto).
scopro con disappunto che siamo praticamente tutti italiani. le ragazzine intorno, altri avventori, addirittura il pianista del gruppo, che alla fine mi chiede l'indirizzo (vuole il disegno, almeno una scansione) per poi mai più scrivermi.
anche le ragazze che disegno, scopro poi essere italiane. la prima la faccio involontariamente molto brutta, così compenso rendendo la seconda più carina.
la mano pianofortica è per riempire la pagina (già è cominciato il raptus di autismo che mi fa pesare come un macigno ogni minuto in cui non traccio segni su un foglio).
vabbè. direi che per stasera non poteva andare meglio.
lisbona mi ha accolto superando ogni aspettativa.
chissà domani: il programma pare sia la feira da ladra.
giovedì 8 aprile 2010
LISBOA - Day 1 - pt. 2: in volo
il volo easyjet è in ragionevolissimo ritardo. ed è ben lontano dall'essere completo.
nulla di particolarmente interessante ed emozionante. provo a disegnare i miei vicini portoghesi, ma dopo non molto - superata qualcosa che non so se fosse stanchezza o ansia da decollo - cominciano a muoversi tra le file su cui sono distribuiti. il risultato e quello che vedete qua sopra.
sbirciando queste poche pagine che avete visto in questi due post(s), uno stuart si avvicina cordiale, mi fa i complimenti sorridente e mi chiede se lo faccio per lavoro, se ci vivo, coi disegni. forse interpreta come scherno la mia smorfia tipo "eh, magari", ma quando gli rispondo che no, è un hobby, si scurisce in volto immediatamente e, severo, mi ingiunge "beh, dovresti". e si allontana spedito.
mah.
come se dipendesse da me.
comunque non so se il segnale sia confortante per me o semplicemente indicativo dell'ignoranza che generalmente circonda l'editoria, ma sarà solo il primo di una discreta serie ad esprimere lo stesso concetto, nel corso del viaggio.
estimatori di tutto il mondo: trovatemi un lavoro.
infine una donna che per quasi tutto il viaggio è rimasta in questa posa, evidentemente atterrita dalle emozioni aviarie. dico "quasi" perchè ovviamente nonappena comincio a disegnarla comincia a chiedere caffè alle hostess, a berlo, ad agitarsi. boh.
comunque ancora non ho capito se stimo o disprezzo, le persone che - pur avendone paura - prendono l'aereo. che poi magari vanno in macchina tranquillissime, o non si fidano ad andare in giro in bici-che-è-pericoloso.
stranezze umane, immagino. coma la mia che mi fa porre di queste inutili questioni.
comunque il viaggio è tutto sommato buono, avendo solo il bagaglio a mano evito la pena della lotteria dello svuotamento delle stive con conseguente estrazione delle valigie sul tapis-roulant.
il ritardo del volo compensa quello di caterina, che viene a prendermi all'aeroporto.
l'aria è già diversa. milano è già lontana. mi sembra di respirare dopo un sacco di tempo.
mi accendo una sigaretta (è dal check-in a malpensa che non ne fumo una!), ma la sensazione è la stessa.
se fossi un poeta direi che sorrido nel vento, ma meglio.
martedì 6 aprile 2010
LISBOA - Day 1 - pt. 1
va bene, giovani.
data la mia recente renitenza al disegno (idee, dove siete?) e alla conseguente carenza di materiale nuovo da mostrarvi, eccomi ripiegare sul resoconto del mio recente viaggio-blitz a Lisboa. nonostante la mia permanenza sia stata di 6 giorni scarsi (5 le notti), ero invaso dal sacro fuoco dell'autism... dell'arte, e dunque ho prodotto una quantità imbarazzante di disegni. dato che non ho intenzione di selezionare, ve li beccate (quasi) tutti. e dato che però ho fatto davvero tanto, non riesco a mettere un giorno per post. Ragion per cui:
12 MARZO 2010
PRIMA DEL VIAGGIO
o dei movimenti d'avvicinamento
innanzitutto, è venerdì.
l'entusiasmo è tanto che decido di documentare anche il viaggio sul malpensa shuttle. dato che ovviamente il giorno della mia partenza era venuto a coincidere con le pur giustissime recriminazioni di non so quali sindacati di non so quali figure professionali dell'ambito aeroportuale, decido di anticipare di un'oretta il viaggio in bus verso l'amena località in provincia di varese che ospita l'aeroporto di milano (sì, a volte è strana la toponomastica, figurarsi la vita).
preoccupazione inutile: nonostante gli strepiti dell'obeso guidatore/strillone/buttadentro del pullman, sul mezzo ci siamo solo io, una coppia dell'est europeo, una dell'oriente più spinto (indiani?) che mi guarda con sospetto, e due maghrebini che con ogni probabilità (vista anche l'assenza totale di bagaglio) a malpensa ci vanno a lavorare.
arrivato in aeroporto fumo le mie buone cinque sigarette nel giro di un'ora scarsa e non riesco ad esimermi dallo spendere soldi allo shop interno, che ti vende una bic al prezzo di una montblanc. eppure, anche questa volta, ci casco. visito i bagni del fiore all'occhiello dell'edilizia areonautica civile italiana, e vedo che - ad esempio - l'aeroporto di Oporto in confronto sembra una clinica svizzera per razionalità degli spazi, pulizia e funzionalità. ma, penso, ancora per qualche mese siamo campioni del mondo, e quindi abbiamo comunque ragione noi.
vedendo dai monitor i voli interni sparire o accumulare ritardi sempre crescenti (causa il summenzionato sciopero) mi viene la straordinaria idea di passare all'area post-check in dell'aeroporto con grande anticipo. mannaggia a me e a malpensa: non c'è modo di fumare una sigaretta al di là del confine. nella disperata ricerca di una qualsivoglia apertura che mi permetta di soddisfare il mio fabbisogno nicotinico giungo ad una porta che a quanto pare non si poteva oltrepassare. per puro caso - già mi stavo accendendo la sigaretta, quindi anche le misure di sicurezza ci hanno fatto la loro porca figura - passa un obeso impiegato (ehi, siamo proprio il modello della dieta mediterranea!) che intrattiene con me una simpatica conversazione del tipo:
"scusi, qua si può fumare?"
"non si può stare qui!"
"ok, scusi. sa se c'è un posto dove si può fumare?"
"non si può stare qui!"
"ho capito, ora me ne vado. ma si può fumare da qualche parte?"
"qua non si può stare!"
"...sì, l'avevo intuito. le sto chiedendo semplicemente se lei sa dell'esistenza di u"
"non si può stare qui!"
"...scusi, parla italiano?"
"qua non si può stare!"
"mavaffanculo, idiota!"
comunque non si poteva fumare dapperniente. inoltre il gate del mio volo era l'unico a non venir esplicitato ed ero circondato da napoletani urlanti. il che spiega il nervosismo e la conseguente cattiva resa di questa pagina.
a presto.
data la mia recente renitenza al disegno (idee, dove siete?) e alla conseguente carenza di materiale nuovo da mostrarvi, eccomi ripiegare sul resoconto del mio recente viaggio-blitz a Lisboa. nonostante la mia permanenza sia stata di 6 giorni scarsi (5 le notti), ero invaso dal sacro fuoco dell'autism... dell'arte, e dunque ho prodotto una quantità imbarazzante di disegni. dato che non ho intenzione di selezionare, ve li beccate (quasi) tutti. e dato che però ho fatto davvero tanto, non riesco a mettere un giorno per post. Ragion per cui:
12 MARZO 2010
PRIMA DEL VIAGGIO
o dei movimenti d'avvicinamento
innanzitutto, è venerdì.
l'entusiasmo è tanto che decido di documentare anche il viaggio sul malpensa shuttle. dato che ovviamente il giorno della mia partenza era venuto a coincidere con le pur giustissime recriminazioni di non so quali sindacati di non so quali figure professionali dell'ambito aeroportuale, decido di anticipare di un'oretta il viaggio in bus verso l'amena località in provincia di varese che ospita l'aeroporto di milano (sì, a volte è strana la toponomastica, figurarsi la vita).
preoccupazione inutile: nonostante gli strepiti dell'obeso guidatore/strillone/buttadentro del pullman, sul mezzo ci siamo solo io, una coppia dell'est europeo, una dell'oriente più spinto (indiani?) che mi guarda con sospetto, e due maghrebini che con ogni probabilità (vista anche l'assenza totale di bagaglio) a malpensa ci vanno a lavorare.
arrivato in aeroporto fumo le mie buone cinque sigarette nel giro di un'ora scarsa e non riesco ad esimermi dallo spendere soldi allo shop interno, che ti vende una bic al prezzo di una montblanc. eppure, anche questa volta, ci casco. visito i bagni del fiore all'occhiello dell'edilizia areonautica civile italiana, e vedo che - ad esempio - l'aeroporto di Oporto in confronto sembra una clinica svizzera per razionalità degli spazi, pulizia e funzionalità. ma, penso, ancora per qualche mese siamo campioni del mondo, e quindi abbiamo comunque ragione noi.
vedendo dai monitor i voli interni sparire o accumulare ritardi sempre crescenti (causa il summenzionato sciopero) mi viene la straordinaria idea di passare all'area post-check in dell'aeroporto con grande anticipo. mannaggia a me e a malpensa: non c'è modo di fumare una sigaretta al di là del confine. nella disperata ricerca di una qualsivoglia apertura che mi permetta di soddisfare il mio fabbisogno nicotinico giungo ad una porta che a quanto pare non si poteva oltrepassare. per puro caso - già mi stavo accendendo la sigaretta, quindi anche le misure di sicurezza ci hanno fatto la loro porca figura - passa un obeso impiegato (ehi, siamo proprio il modello della dieta mediterranea!) che intrattiene con me una simpatica conversazione del tipo:
"scusi, qua si può fumare?"
"non si può stare qui!"
"ok, scusi. sa se c'è un posto dove si può fumare?"
"non si può stare qui!"
"ho capito, ora me ne vado. ma si può fumare da qualche parte?"
"qua non si può stare!"
"...sì, l'avevo intuito. le sto chiedendo semplicemente se lei sa dell'esistenza di u"
"non si può stare qui!"
"...scusi, parla italiano?"
"qua non si può stare!"
"mavaffanculo, idiota!"
comunque non si poteva fumare dapperniente. inoltre il gate del mio volo era l'unico a non venir esplicitato ed ero circondato da napoletani urlanti. il che spiega il nervosismo e la conseguente cattiva resa di questa pagina.
a presto.
sabato 3 aprile 2010
questa, già lo so, fa ridere solo me.
dicono che l'umorismo di una persona riveli molto di essa. ("essa"! è dagli anni '70 che non si usa più in forme colloquiali! ["colloquiali"! è dagli anni '90 che non si usa più al di fuori dell'ambito psicanalitico!])
la cosa mi fa ridere. e riflettere. e ridere di nuovo.
dicono che l'umorismo di una persona riveli molto di essa. ("essa"! è dagli anni '70 che non si usa più in forme colloquiali! ["colloquiali"! è dagli anni '90 che non si usa più al di fuori dell'ambito psicanalitico!])
la cosa mi fa ridere. e riflettere. e ridere di nuovo.
giovedì 1 aprile 2010
milanoX
solo per dire che su milanoX c'è un mio fumettino (di cui questa qui è una vignetta, la mia preferita per via della tipa). almeno per qualche giorno.
sostenete milanoX! (o, almeno, sostenete me).
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